Romanzo di Honorè de Balzac, pubblicato nel 1842.
L'avvenente Flore Brazier, soprannominata "La Robouilleuse" dai contadini del
suo villaggio, è entrata, in qualità di domestica, nella casa del
ricco e vecchio possidente Jacques Rouget. Nessuno ignora la simpatia del Rouget
per la procace bellezza di Flore, che viene da tutti indicata come la probabile
erede alle ricchezze del suo padrone. Giunge, ospite del vecchio, suo nipote
Philippe Brideau, già ufficiale dell'armata napoleonica e ora oscurato
dal trionfo della Restaurazione, il quale, soppesata subito la situazione,
stabilisce un piano ben congegnato. Scoperta una tresca di Flore, con un certo
Gilet, provoca quest'ultimo a duello e lo elimina. Persuade, quindi, lo zio a
sposare "in extremis" Flore, subito pronto ad imitarlo non appena questi
è deceduto, riuscendo, in tal maniera, ad incamerarne l'intera sostanza.
Ricchissimo, può rientrare nell'esercito e acquistarsi un titolo
nobiliare e un feudo. Raggiunto il suo scopo, pensa ad uccidere anche Flore, che
ormai costituisce per lui nient'altro che un fastidio, e l'occasione si presenta
favorevole per la simulazione di un incidente. Philippe Brideau, che è il
protagonista del romanzo, muore sul campo, mentre partecipa, col grado di
colonnello, all'impresa d'Africa, richiamando alla mente nel momento supremo
tutti i sogni di gloria che affollarono la sua giovinezza. Honoré de
Blazac ha voluto fare di Philippe Brideau il simbolo di tutta una generazione
che si era gettata nell'avventura napoleonica, portando con sé desiderio
di grandezza e giovanile amore per il rischio, ma che, poi, non aveva esitato a
volgere in spicciolo arrivismo la sua originale energia.